Sintesi attività Politica

Valerio Professione

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Gilda Iniz. Pop. Le SIECI Il Parco Family Primavera

  Ho vissuto a contatto con la Politica si dall'infanzia,tra mio nonno Nocella Placido, Socialista, amico di Umberto Terracini e ancor più di Tullio Vecchietti, aveva, nel suo piccolo, contribuito alla ricostruzione post-fascista del Partito Socialista Italiano, mio padre Valerio Luigi, che si era fatto incantare dalla sirena del Duce e gli aveva dato dodici anni della sua vita nelle campagne d'Africa tra Somalia e Kenya e mio zio Bruno Odoacre, campagna di Russia sotto il  Duce, vicepresidente dell'Associazione Nazionale Invalidi di Guerra, democristiano di ferro.

   Potete immaginare le discussioni e le considerazioni, a volte molto accese, a cui si assistiva durante gli incontri di famiglia, sospese per anni e mai terminate. 

E l'ascolto di "campane" diverse mi ha aiutato nella mia formazione politica giunta ad approdare nell'arcipelago della sinistra, tenendo cara la parte di quella completamente tutta italiana che, erede del risorgimento, era  iniziata con Giustizia e Libertà a Napoli.

 Ed è a Napoli , mentre frequentavo il triennio dell'ITIS "Augusto Righi" a fuorigrotta per la specializzazione di Perito Industriale in "Energia Nucleare" che ho vissuto anche la nascita del movimento di contestazione degli studenti e il periodo noto come "il 68".

 Inizialmente questo periodo è stato una fioritura di movimenti politici di destra e di sinistra, vere e proprie palestre di confronti che portarono alla nascita di varie correnti di pensiero socio-politico-culturali, sicuramente progressiste, che coinvolsero tutti gli strati della società e, soprattutto, il movimento operaio e le forze politiche, in particolare di sinistra. Anche il Vaticano ne subì la pressione di rinnovamento con il tracollo delle "vocazioni" e il papato "meditativo" di Paolo VI, erede del Concilio Vaticano II, che, tra l'altro,abolì la pena di morte prevista ancora nel codice vaticano e nella riflessione sulla dottrina sociale della Chiesa fatta nell'enciclica "Populorum Progressio" giunse ad affermare: " Il bene comune esige dunque talvolta l’espropriazione se, per via della loro estensione, del loro sfruttamento esiguo o nullo, della miseria che ne deriva per le popolazioni, del danno considerevole arrecato agli interessi del paese, certi possedimenti sono di ostacolo alla prosperità collettiva. Affermandolo in maniera inequivocabile, il concilio ha anche ricordato non meno chiaramente che il reddito disponibile non è lasciato al libero capriccio degli uomini, e che le speculazioni egoiste devono essere bandite. Non è di conseguenza ammissibile che dei cittadini provvisti di redditi abbondanti, provenienti dalle risorse e dall’attività nazionale, ne trasferiscano una parte considerevole all’estero, a esclusivo vantaggio personale, senza alcuna considerazione del torto evidente ch’essi infliggono con ciò alla loro patria".

 Anche se "l'esproprio proletario" veniva sostituito dall'esproprio patriottico" il "rifiorire" socio-culturale di quel tempo era arrivato anche in Vaticano. ovvero aveva coinvolto il mondo cattolico a livello planetario, grazie anche al Concilio di Giovanni XXIII  che sarà la forza motrice per la nascita ella cosiddetta "Teologia della liberazione" in sud-america. 

In Italia sono figlie di quel periodo le più importati riforme sociali derivanti dall'affermazione di diritti primari, come ad esempio quello alla salute, la riforma agraria, i decreti delegati per la scuola, lo statuto dei lavoratori, la legge sul divorzio, sull'aborto (vedi manifesti Azione Cattolica del tempo:era iniziata la restaurazione), ecc.

 Di queste riforme ne siamo stati e ne siamo orgogliosi ma non sono state complete e non sono ancora completate poichè spesso realizzate reperendo le risorse dal debito pubblico, ovvero a carico delle future generazioni. 

 Ironicamente è mancato e manca ancora il coraggio, soprattutto a sinistra, di sancire che l'affermazione del bene comune esige talvolta l'espropriazione di quel reddito disponibile accumulato nella direzione indicata anche da Paolo VI. 

Ed è soprattutto per evitare l'affermazione di leggi in questa direzione che tutto questo rifiorire di idee e di nuove esperienze furono fatti precipitare, soprattutto mediante la cosiddetta "strategia della tensione", in scontri violenti e stragi  e, in ultimo, nell'assurda lotta armata, che portò l'intero paese nel tristissimo periodo noto come "anni di piombo".  

 Il periodo del "rifiorire" portò anche a Scauri , anche se con un relativo "ritardo", la formazione di comitati studenti-operai e a cellule di organizzazioni politiche varie. Resta nella mia documentazione solamente il volantino (vedi allegato) diffuso durante lo sciopero studenti-operai del 1971 che anticipava l'occupazione, unica nella storia locale, della fabbrica SIECI.

 In merito a quell'esperienza, tra i tanti compagni, un ricordo particolare, diciamo romantico, è quello di Fefè De Caprio che, chitarra alla mano, canta "Contessa" sotto le finestre del Direttore e "Padrone" della fabbrica, Venturino Pasquini che poi sarà candidato con me nella lista di Iniziativa Popolare, battendosi per il restauro conservativo delle SIECI.

 Dopo quel periodo seguì il mio primo ritiro dalla politica e mi dedicai agli studi della Fisica.

Non rinunciavo, ovviamente, a sporadiche partecipazioni e durante le elezioni europee del 1975 mio nonno Placido mi vide discutere animatamente con un vicino di casa che ripeteva i soliti luoghi comuni contro la sinistra e mi sentì ribattere, mandandolo a quel paese,  "non ti resta che sostenere che i comunisti si mangiano i bambini".    

 Mentre rientravo a casa mio nonno sorridente mi disse "ti faccio un regalo che devi ben custodire", un piccolo documento storico (Allegato) riguardante l'argomento con cui hai ironicamente concluso la tua discussione di poc'anzi.  Il documento si commenta da solo e rende evidente quanto fosse (e lo è ancora) aggressiva la propaganda politica contro la sinistra.

 Nel 1980, con la fondazione del Circolo Culturale "F.Parri" aderente all'ARCI riprendo l'attività, diciamo organizzata, socio-politico-culturale. (Vedi pagina dedicata).

 Alla fondazione dell'ARCI seguì nel 1981 l'iscrizione al PCI nella sezione di Scauri che aveva come segretario l'amico e compagno Gino Aloia. Fui eletto segretario della sezione al primo congresso dando il "cambio" a Gino.

 E' doveroso ricordare i compagni che facevano parte del Direttivo di sezione e che mi accompagnarono sempre in tutta la mia permanenza nel PCI: Federico Bucciero, a cui toccava sempre l'ingrato compito di tesoriere della sezione, Giuseppina Fedele, Franco Mallozzi, Mella Vittorio, Vincenzo Ziello, Paliotto Peppino, William Zaghi, Caldieri Romolo, Conte Carlo, Conte Andrea, Colavecchia Gennaro e, ovviamente, Gino Aloia.

Nel 1982, come segretario del PCI, fui invitato dalla compagna Fedele  a seguire la vicenda della fabbrica MCM in crisi e da poco sindacalizzata che finì con un accordo che prevedeva la cassa integrazione che riporto in allegato per curiosità storica (vedi allegato).

Nelle elezioni del 26 e 27 Giugno 1983 fui eletto Consigliere Comunale insieme a Gino Aloia e Conte Andre a Salvatore.

 A Gino fu affidato il compito di Capogruppo Consiliare: un compito che svolse sempre con passione, meticolosità, professionalità e profondo senso delle istituzioni.

 Il Consiglio Comunale mi elesse anche come consigliere rappresentante della comunità Minturnese nall'Assemblea della ASL LT6 dove svolsi il compito di Capogruppo dei consiglieri del PCI in quell'assemblea.

 Il Consiglio dell'Amministrazione Provinciale del PCI mi elesse anche componente del Consiglio di Amministrazione del Consorzio dei Servizi Culturali: l'unica nomina da me ricoperta che prevedeva una indennità (circa 300 mila lire al mese) di cui cedevo il 50% alla federazione.

A a parte le bubblicazioni, sullo stato di infiltrazioni mafiose del 1983 (vedi "Dossier") e quella su Casa e Turismo del 1985, una sintesi dell'attività politica svolta dal PCI nel periodo della mia militanza nelle diverse istituzioni è riportata, per i diversi settori, di seguito:

-URBANISTICA;

-EDILIZIA;

-GESTIONE DELLE RISORSE;

-SERVIZI SOCIALI E SANITA'

-GESTIONE DELLA COSA PUBBLICA;

-ORDINE DEMOCRATICO;

  Nel 1989 rassegno le dimissioni da ogni incarico politico e con me si dimette tutto il Direttivo della Sezione "Pio La Torre" di Scauri: una solidarietà e una manifestazione di stima politica e umana che ho sempre apprezzato e che, ancora oggi, mi lega ai compagni che diressero la sezione in quel periodo. Personalmente ero sicuramente provato dalle "sordità" dei compagni della federazione nei confronti di temi come il riordino della gestione dellle convenzioni con i privati della USL e  dei servizi ospedalieri, la gestione del patrimonio culturale del Consorzio per i Servizi Culturali di Latina e la quasi totale assenza del Partito nel sostenere la Sezione nelle nostre iniziative politiche e culturali a livello locale.

  In seguito sono uscito definitivamente dal PCI e con me diversi compagni tra cui Gino Aloia e Ugo Bortolin e molti altri si defilarono sempre di più dall'impegno politico. Ho parzialmente riversato la mia "passione politica" in altri "esperimenti" socio-politici riportati in altre pagine di questo sito personale e che si commentano da soli.